Negli ultimi giorni lo spauracchio del coronavirus è dilagato in tutto il mondo. Questa epidemia che sta continuando a mietere vittime non infetta solo le persone, ma inevitabilmente influenza anche i mercati economici.
Nello specifico, il mercato del gas, già indebolito da “guerra commerciale”, “eccessi produttivi” e “cambiamento climatico”, è stato letteralmente messo in ginocchio da questa nuova epidemia.
Pechino ha iniziato a rifiutare l’attracco di navi metaniere che adesso rischiano di non trovare più alcuna destinazione interessata al loro carico. In altre parole, l’intero mercato è finito nel caos e i prezzi del combustibile sono scesi al minimo storico a tal punto che alcuni produttori non riescono a ripagare nemmeno i loro costi fissi.
A causa di tutto questo caos, la China National Offshore Oil Corp (Cnoc), che è il più grande importatore cinese di Gas, ha fatto ricorso ad uno scudo legale che solleva un soggetto (in questo caso fornitori come: Royal Dutch Shell, Total e Bp), da responsabilità qualora non rispetti un contratto, per cause di “forza maggiore”. Nel caso in questione la causa è l’epidemia del coronavirus che ha letteralmente paralizzato la Cina.
Sempre più navi stanno puntando la loro prua lontano dalla Cina in cerca di altri porti e acquirenti disposti a prendere il loro carico. Insomma, più la Cina si chiude per far fronte alla diffusione del coronavirus e più i fornitori cercano nuovi acquirenti per far fronte alle perdite economiche che stanno subendo. Già, perché alle condizioni attuali è praticamente impossibile fare affari con Pechino che, per ovvie ragioni, non intende mettere al primo posto delle priorità l’aspetto commerciale.
Tutti questi fattori sono diventati i principali driver della domanda di greggio, portando così i prezzi del gas ai minimi storici.
Non ci resta che restare in attesa con la speranza che trovino la cura del virus e del mercato.
– Manuel Flaugnacco –